I tradizionali fattori di rischio aterosclerotici predicono la malattia cardiovascolare nel lungo periodo, ma sono scarsi predittori di eventi a breve termine.
Uno studio ha esaminato se gli elevati livelli di D-dimero e dei biomarcatori dell’infiammazione fossero più strettamente associati alla mortalità nel breve periodo anziché a lungo termine, nei pazienti con malattia arteriosa periferica alle estremità inferiori, e se i più grandi aumenti nei livelli di biomarker fossero associati con la più alta incidenza di mortalità nel primo anno dopo l’aumento che negli anni successivi.
Lo studio di coorte prospettico, con un periodo di follow-up di 3.4 anni, ha interessato 377 uomini e donne con malattia arteriosa periferica.
Il 20% ( n=76 ) dei pazienti è morto durante il periodo osservazionale.
I più alti livelli di D-dimero, proteina C-reattiva ed amiloide A plasmatica, erano associati con una più alta mortalità per tutte le cause, tra i pazienti che sono morti entro un anno dopo la misurazione dei biomarker ( hazard ratio, HR=1.20, 1.13 e 1.12, rispettivamente; p
Tuttavia, i più alti livelli di ciascun biomarcatore non erano associati alla mortalità generale per le morti che si presentavano 2-3 anni dopo la misurazione dei biomarker .
Risultati simili sono stati osservati per la mortalità cardiovascolare.
Maggiori aumenti in ciascun biomarker erano associati ad una più alta mortalità cardiovascolare e generale durante l’anno successivo.
In conclusione, tra le persone con malattia arteriosa periferica, i livelli circolanti del D-dimero e dei marker infiammatori erano più alti 1-2 anni prima della morte che nei periodi più lontani dall’evento fatale.
L’aumento dei livelli di D-dimero e dei biomarcatori infiammatori erano indipendentemente associati a più alta mortalità nelle persone con malattia arteriosa periferica. ( Xagena2008 )
Vidula H et al, Ann Internal Med 2008;148:85-93
Cardio2008